Appuntamento: Piazza Santa Cecilia in Trastevere lato basilica di Santa Cecilia dalle 17:45, ci accompagna la Dott.ssa Ornella Massa, durata 2 ore circa
Passeggiare oggi per il quartiere di Trastevere, soprattutto per la parte che si trova proprio sotto il Gianicolo, vuol dire passeggiare in strade affollate, ingombre di mercanzie sempre uguali a se stesse, imbattersi in venditori dalle tante lingue diverse, essere quasi sopraffatti dalla miriade di bar, pub, ristoranti, paninoteche e di ogni offerta possibile di cibo e di bevande.
Un quartiere che si presenta agli occhi, non solo del turista, come un “must”, un luogo che è quasi obbligatorio visitare e che con la sua faccia moderna di movida caotica nasconde la sua origine di operoso quartiere medievale. L’operosità che si è a lungo mantenuta, fino al boom economico degli anni ’60 e ’70 del novecento, è poi scomparsa quasi del tutto, restando in alcune chiare testimonianze come la Scuola Mazzini e l’ex Manifatture dei Tabacchi. La prima era una innovativa scuola della seconda metà dell’ottocento nata per formare le nuove donne della nuova Italia, donne consapevoli del proprio ruolo e della propria importanza per il rinnovamento della società. La seconda può essere forse considerata la prima industria che occupava prevalentemente donne e che per questo motivo si connotava per alcune strutture moderne quali un sala culle ed un asilo.
Ma il quartiere è permeato di figure femminili non solo operaie, ma sante, come la Santa Cecilia e Madonne, come quella tutta speciale tutta trasteverina. La Madonna Fiumarola. La Madonna de Noantri.
Il carattere medievale è invece saldamente presente per chi abbia occhi attenti a scoprirne le tracce.
E’ un carattere pervasivo che segna la struttura stessa del quartiere a partire dall’andamento delle sue vie e che ha dato origine ad una serie di storie come quelle che raccontano che a Trastevere sarebbero vissuti sia Ettore Fieramosca che Dante.
Le tracce più antiche, quelle delle origini romane, sono invece conservate nel sottosuolo e solo rarissimamente emergono in superficie.
La passeggiata è l’occasione per parlare di queste cose, di Santa Cecilia e della tradizione della musica e della tessitura degli arazzi che a Trastevere avevano le loro radici.
Passeggiando alcune delle vie del quartiere incontreremo poi Bartolomeo Pinelli, un trasteverino doc, uno dei cantori più significativo di Trastevere. L’alter ego in pittura e scultura di Gioacchino Belli.
Forse oggi un po’ dimenticato, Bartolomeo Pinelli è una delle più importanti testimonianze della storia e della tradizione non solo trasteverina ma più in generale romana tra la fine del settecento e l’inizio dell’ottocento. Senza l’arte di Bartolomeo Pinelli probabilmente la memoria di alcuni aspetti della città o di alcune figure, come quella del brigante o del buttero, sarebbero andate definitivamente perse. Notissimo come incisore ed illustratore, la sua arte fece scuola e, superando la fama di anticlericale di Pinelli stesso, andò ad influenzare diversi artisti tra cui Joseph Anton Koch, uno dei pittori che faceva parte del gruppo dei Nazareni, che affrescò nel 1818 le scene dell’Inferno di Dante sulle pareti del Casino Massimo Lancellotti in Laterano.